venerdì 31 ottobre 2014

Il ricordo di Gianmario Lucini


E' scomparso Gianmario Lucini. Poeta, editore indipendente, critico, promotore di tante iniziative, ha inteso la poesia come forma di resistenza e di lotta all'imbarbarimento e all'impoverimento politico e culturale che ci sovrasta. L'Associazione Culturale Zeicon ricorda la sua rara dedizione e il suo infaticabile impegno nelle molteplici opere alle quali ha dato vita.

















domenica 7 settembre 2014

Poeti al Melograno Bologna sabato 13 settembre 2014 ore 18



 


                                                               Associazione Orfeonica
di Broccaindosso

 
L’Associazione Orfeonica di Broccaindosso, con il Patrocinio del Comune di Bologna – Quartiere San Vitale

presenta
 
Poeti al Melograno

evento di poesia

Sabato 13 settembre alle ore 18.00 a Bologna presso la Casa del Melograno

via Broccaindosso 20
 

Anche quest’anno, all’interno della tradizionale Festa di via Broccaindosso che si terrà sabato 13 settembre, l’Associazione Orfeonica propone l’evento di poesia Poeti al Melograno.

 
L’evento avrà luogo nel suggestivo cortile interno del civico 20 di via Broccaindosso, conosciuto anche come Casa del Melograno per la presenza del celebre melograno citato nella poesia Pianto Antico, i cui versi furono composti da Giosuè Carducci quando risiedeva in questa casa.

Per questa edizione abbiamo pensato di proporre lo spazio a persone che, negli anni, si sono impegnate nella promozione e nel sostegno della scrittura degli altri, non solo di sé.

 A partire dalle 18.00 potremo quindi ascoltare le letture di (nell’ordine):

 
Bruno Brunini 

Carla Castelli

Nicole De Leo

Pina Piccolo

Patrizia Dughero

 

Poeti al Melograno sarà presentato, come sempre, da Andrea Trombini dell’Associazione Orfeonica.

                                                                                                  
                                                                                                                                          

Bruno Brunini è nato a Napoli e vive a Bologna, all'inizio degli anni ottanta è stato tra i fondatori della cooperativa culturale "Dispacci" diretta dal Poeta Roberto Roversi, per la quale ha svolto numerose attività legate alla diffusione della poesia, alla ricerca e redazione di varie riviste. Ha condotto seminari di poesia in Scuole Pubbliche e nel Carcere Minorile di Bologna. E' autore di testi per il teatro. Tra le sue pubblicazioni: il romanzo Il viaggio capovolto (Guida, 1999), il volume di racconti Appena oltre Brooklyn (Giraldi, 2005), le raccolte di poesia Strade interrotte (Mongolfiera, 1990), Dalla parte della notte (Giraldi, 2007), Ombra di vita (La Vita Felice, 2012). Ha curato con Carla Castelli l'antologia del Terzo censimento della poesia a Bologna (Giraldi, 2006).

 

Carla Castelli è nata e vive a Bologna dove insegna Lettere. È autrice di varie opere, alcune delle quali consultabili in Sala Borsa, e  ha collaborato con diverse testate come pubblicista, regolarmente iscritta all’Ordine da quasi trent’anni. Ha fatto parte della Cooperativa Dispacci presieduta da Roberto Roversi e ha curato due censimenti della Poesia a Bologna con Gilberto Centi e Bruno Brunini. Ha ideato, organizzato e presentato quattro edizioni del Premio teatrale Raoul Grassilli per le scuole.

 

Nicole De Leo Attrice e attivista del movimento LGBT italiano. Nasce in Puglia e comincia la sua attività artistica nel Piccolo Teatro di Bari. Poi si trasferisce a Roma dove studia per sei anni presso il Duse Studio diretto da Francesca De Sapio, membro dell'Actors Studio di New York. Lavora in teatro con alcuni dei più grandi attori italiani, da Franco Branciaroli a Gianni Santuccio e Valentina Fortunato; nel cinema, con i registi Alessandro D'Alatri e Gianni Da Campo. In televisione partecipa ad alcuni serial televisivi degli anni '90 (Un inviato molto speciale con Lino Banfi). Nel 2005 viene realizzato un film-documentario sul suo percorso di transizione dal titolo La persona De Leo N. per la regia di Alberto Vendemmiati, le cui riprese durano cinque anni. Il documentario partecipa ai più importanti Festival mondiali con riconoscimenti e premi. Vive attualmente a Bologna dove si aggira e respira.

 

Pina Piccolo Traduttrice e operatrice culturale italo-americana, scrive saggi e poesie legati a temi quali  migrazione, razzismo, politica, diritti umani e ambiente. Pubblica regolarmente online nei siti letterari  Sagarana, El Ghibli, GLOB011 e A.L.M.A. blog. Alcune sue poesie sono state pubblicate in antologie cartacee. Fa parte del gruppo 100Thousand Poets for Change - Bologna.

 

Patrizia Dughero, di origine friulana, laureata presso la Facoltà di Lettere e Filosofia a Bologna. Ha ricevuto diversi premi letterari ed è presente in antologie sia di racconti brevi che di poesie. Attualmente la sua attività si concentra su articoli e recensioni e lavora a tempo pieno per qudulibri, la sua casa editrice, nata nel 2012, che definisce “costruita sull’ impegno del linguaggio per una militanza della memoria”: http://qudulibri.wordpress.com. Quattro le sillogi poetiche pubblicate: Luci di Ljubljana, 2009; Le Stanze del Sale, 2010; Canto di Sonno, in tre tempi, 2011; Reaparecidas, 2013. Fa parte del gruppo 100Thousand Poets for Change - Bologna.

 

Andrea Trombini è nato a Bologna dove vive, lavora e studia, nel 1966. Dal 2008 abita felicemente in via Broccaindosso; qui ha conosciuto l’Associazione Orfeonica di cui è presto diventato socio. All’interno dell’Orfeonica collabora all’ideazione e organizzazione delle attività sociali; in particolare, dal 2009 organizza l’evento di poesia “Poeti al Melograno” che si tiene all’interno della Festa di via Broccaindosso.

Di recente, ha pubblicato la breve raccolta di poesie Giudiziana (KammerEdizioni, 2014). Le sue competenze, i suoi interessi e le sue attività spaziano nei diversi campi della poesia, del teatro, del cinema, e negli ultimi anni si sono indirizzati verso la formazione e l’educazione degli adulti.





 
 
 

 

 

venerdì 1 agosto 2014

Anna Albertano premiata con Menzione alla ventottesima edizione del Premio Lorenzo Montano 2014


Anna Albertano, scrittrice e poeta, è stata premiata con Menzione alla ventottesima edizione del Premio di Poesia e Prosa Lorenzo Montano 2014, nella sezione "Opera edita" con la raccolta di poesie Stagioni promesse







http://www.anteremedizioni.it/xxviii_edizione_premio_lorenzo_montano_opera_edita







domenica 4 maggio 2014

“Attraverso la rete” raccolta di poesie di Giovanni Maurizi


Cercare la traduzione delle proprie inquietudini nello scorrere della vita degli alberi, degli uccelli, nell’inclinazione della luce, come proiezione delle ombre, dei soprassalti, delle ricadute del proprio io, è in Maurizi un instancabile esercizio di decodificazione delle nebbie, delle incognite del vivere quotidiano, del passato, dell’orizzonte che può ancora profilarsi.
Un esercizio che in ogni testo si ritrova come un’onda che si spezza nell’indifferenza del tutto. Nel tentativo di porre dei punti fermi, di trattenere l’oggetto del proprio sguardo, renderlo permanente, fissarlo nel proprio obiettivo, che alle volte si esprime nello smussamento di una parola, altre volte in un piglio particolare, nella prospettiva scelta nel porsi verso qualcosa. Sono tratti che distinguono il passo di un poeta, e naturalmente nei versi, in modo impercettibile, sono impressi in modo da marcare la sua unicità. 
Ma il  tema che inevitabilmente ritorna nella sua raccolta “Attraverso la rete” (Manni, 2012), è il tempo, il senso dell’essere, dell’esserci. Questo ricamo tra lucida osservazione e profondi nessi nelle corde del proprio sentire, intreccia nella composizione, una rete, invisibile forse all’occhio esterno, distratto, un labirinto in cui comunque l’autore sa muoversi agilmente.

La rete come comunicazione? Distanza? Impedimento? O forse rete come vita “avviluppata da reti da muri”, “Ti guardo attraverso la rete…”. E come scrive nella poesia “Negazione del giardino”: “Non è questo il nostro tempo”, Maurizi si pone in un fuori scena problematicamente vissuto, come luogo dove però l’autore torna a se stesso e dove nasce, con notevole cura del verso, la lingua della sua poesia, che in un cortocircuito rompe il silenzio e instaura il dialogo, che induce a cercare e a interrogarsi sulle ferite del tempo e del vivere.
Bruno Brunini

Giovanni Maurizi è nato a Fermo e dal 1966 vive a Bologna dove ha insegnato e lavorato presso alcune biblioteche comunali. Suoi versi sono apparsi su quotidiani e riviste. Nel 1985 ha pubblicato Idi e nel 2006 Canti essenziali (Manni), con postfazione di Roberto Roversi



                                                    Sensazione di gelo bipartita
                                             

                                               Solo tu ed io vegliamo al vento gelido
                                               della segregazione. Il magistrato
                                               consulta le sue carte e dorme sonni
                                               tranquilli, il caso Moro è un boccone
                                               indigeribile per il suo stomaco
                                               e lui vuole dormire sonni tranquilli.
                                               La neve s'accumula in questo inverno
                                               torpido, imbianca alta i tribunali
                                               le prefetture, il Quirinale eminente
                                               e tutti dormono sonni tranquilli - 
                                               carcerato mal vivo in un cunicolo
                                               scavato negli ipogei dello stato,
                                               trafitto da un'arma elettromagnetica
                                             - schiavitù per i decenni avvenire - 
                                               non posso dormire sonni tranquilli.
                                                                          * * *
                                                 La strada che mi porta alla tua casa
                                                 di adesso si snoda tra piante e prati 
                                                 che a settembre e a marzo sono veri
                                                 vivai di primule e ciclamini
                                                 ma io li noto appena e col cuore
                                                 che duole medito la tua essenza 
                                                 di creatura aerea e terrestre –
                                                 mentre un merlo saltella sullo steccato
                                                 e il buio rode l’acero campestre.
                                                                        * * *                                        
                                                                                            
                                        
                                                 Un flauto mitigava il mio sconforto
                                                 mentre accarezzandoti i capelli
                                                 ascoltavo un valzer di Sostakovic –
                                      tu giocavi anima mia come potevi                                            
                                                 a quei lievi passaggi accanto al muro
                                                 e certo meno di me t’illudevi 
                                                 ai miraggi del futuro.                                   
                                             
                                                                                            
                                                              Il tempo redento
                                                 Se scorgessi come il tempo si snoda
                                                 e si riannoda tra questi stessi carpini
                                                 e tigli e aceri campestri
                                                 in questo stesso parco non intatto
                                                 ma solcato da profonde crepe
                                                 forse potrei anche scorgere gli indizi
                                                 del destino nella calma apparente
                                                 se il sole che ci riscalda è lo stesso
                                                 che fa marcire –
                                                 ma un filo dei tuoi capelli riluce
                                                 tra le mie dita –
                                                 se una brezza leggera può mutarsi
                                                 nel vento rapinoso che tutto schioda
                                                 alle radici.
                                                 So ciò che dici
                                                 l’usignolo dal suo nido tra il sambuco
                                                 e le ortiche lancia il suo canto vivo
                                                 che tenero si spande
                                                 nel meriggio di questa primavera
                                                 inoltrata non sirena dei boschi
                                                 ma addolcimento di un dolore oscuro
                                                 note che sgorgano liquide e pure
                                                 nel silenzio dell’ombra
                                                 e si perdono fin dentro le macerie
                                                 della casa colonica crollata
                                                 qui accanto – e subito si risveglia
                                                 il sibilo del silenzio lungo il lieve
                                                 pendio che scende verso il fiume lontano.
                                                 Tu parli per gioco così piano
                                                 che mi devo accordare al tuo respiro
                                                 e sorridi e nel cupo arrovellarsi
                                                 del cuore imprimi la ferita più fonda
                                                 e anche il balsamo che la risana
                                                 adesso che mi guardi fissamente
                                                 e il dentro e il fuori di questa casa
                                                 scompaiono inghiottiti
                                                 nel nulla che fomenta tutto intorno
                                                 neri prodigi di dissolvimento –
                                                 e la tua mano nella mano mi salva
                                                 dai tormenti della non esistenza
                                                 dopo questa esistenza
                                                 dal vuoto che circonda i morti e i vivi. 

(Giovanni Maurizi, da Attraverso la rete, Manni, 2012)




domenica 13 aprile 2014

"Sotto il cielo di Lampedusa" recensione di "Voci Globali"



di Chiara Orsolini                              
Io resto quaggiù/ nel fondo di una casa per noi tutti/ senza ragioni e ipocrisie/ una terra senza prigioni e un sogno sarà il mio respiro d’acqua/ un vaso di cristallo il cuore/ accoglier  la nascita di mille cavallucci non più lamenti/ non più aprirsi e chiudersi di cancelli/ le nostre vite saranno astucci di perle. (Io sto in fondo al mare, di Fernanda Ferraresso)

L’antologia poetica “Sotto il cielo di Lampedusa (Rayuela, Milano 2014) con la prefazione di Erri de Luca , è una raccolta di poesie e testimonianze. Un’opera e un documento che riesce a rovesciare la visione di Lampedusa e le tragedie del Mediterraneo: da caos di disinformazione e lacrime di coccodrillo a un messaggio preciso e forte, senza spazio per pietismi o clamori. Nei numerosi incontri che hanno presentato l’antologia sono emersi altri progetti, artistici e documentaristici, a cui lavorano insieme italiani e africani . Ne esce l’emigrazione dall’Africa come esperienza eccezionale, di dolore e morte ma se riuscita, grazie alla solidarietà, anche di rinascita. Infatti l’Homo migrans- come lo chiama Pina Piccolo nella sua poesia, “Mediterraneo 2011: terzo capo d’accusa” è stato l’artefice della nostra civiltà, mentre oggi 16.000 dei suoi discendenti giacciono morti nel fondo del Mediterraneo.
 Mi dissero “vai”. Io ci credevo ad un mondo fratello, alla vita… Mi [dissero "vai" questa sarà la tua battaglia, combattila anche per noi, tu andrai per mare, non [temere il mare di cui siamo figli anche se nati fra due sponde! Ed io salpai: l’anima raccolta fra le mani, ed un sacchetto di semi [da germogliare nella terra che amorevolmente avrei vangato al di là del nostro mare. (Mi dissero vai! di Grazia Maria Pellecchia)
L’antologia nasce dal lavoro di ricerca e diffusione di poesie dall'Africa e Medio Oriente, iniziato dal gruppo di “1oomila poeti per il cambiamento di Bologna”(100 TPC) Il gruppo fa parte dell'omonimo 100 thousand poets for change, creato da  Michael Rothenberg e Terri Carrion. Nel 2012 i due californiani rivolsero un appello a poeti di tutto il mondo: unitevi e componete versi su temi sempre più sommersi dalla scena mediatica come i diritti umani, la compassione, l'ambientalismo. Temi urgenti, che la poesia può far vibrare fino alle corde più sensibili della gente, per creare non solo poesie ma gruppi di attivisti. L' associazione, in espansione anche in Italia, anima ogni anno in oltre cento nazioni diverse, un reading simultaneo intercontinentale che sarà ospitato a maggio anche a Bologna.
Il 3 ottobre 2013, a largo di Lampedusa annegarono trecento migranti, molti di origine eritrea. Una delle più gravi stragi marittime degli ultimi decenni. Da quel momento i 100TPC di Bologna si sono mobilitati per raccogliere poesie di eritrei, somali, europei, che volessero dire qualcosa su questa strage o sull'esperienza dell' immigrazione.  Ne venne fuori un ebook su Glob011: Per i morti di Lampedusa, annegati da respingimento”. Un titolo che voleva denunciare le precise responsabilità politiche della strage, da parte dell'UE e dell'Italia, dovute ai decreti sul respingimento dei migranti.
Ascolta le onde alte nere onde sbattono sugli scogli di Lampedusa loro – i migranti ( 500 sono? ) schiacciati l’uno contro l’altro nella stiva colano a picco e annegano ascolta le loro voci Europa! (Ascolta, Europa! di Giovanna Gentilini)
Sulle rive di Lampedusa Sono sdraiati i resti delle nostre coscienze gonfie Le rive di Lampedusa Sono il viso sfigurato, gonfio e mutilato della nostra umanità Oggi! (Gassid Mohammed)
I respingimenti sono stati veri e propri  crimini, per cui l’Italia è stata sanzionata dalla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo. Ma la strage è stata trattata come un incidente e ai funerali di Stato dei profughi morti, le cariche dello Stato italiano sedevano a fianco dei funzionari eritrei responsabili di quella e di altre carneficine di loro connazionali nel Mediterraneo e in patria. Erano stati invitati proprio i rappresentanti della dittatura sanguinaria di Isaias Afewerki, che ha reso l’Eritrea “una prigione a cielo aperto”, dove donne e uomini sono  arruolati a partire dai dodici anni nell'esercito e spesso sono sottoposti a ogni sorta di torture. Quelli che riescono a fuggire vengono schedati, quindi se rimandati indietro (come è successo a quelli del CIE di Ponte Galeria nel 2013 che per protestare si sono cuciti la bocca), sono condannati a morte. Oltretutto, ci sono prove che l’Italia abbia fornito armi  a questo regime. Non a caso  il 10% degli incassi di "Sotto il Cielo di Lampedusa" sarà devoluto a EYSNS “Eritrean Youth Solidarity for National Salvation” – movimento internazionale di eritrei espatriati.
Cara mamma, sono partita contro il tuo volere/ ti ho lasciata in lacrime, senza riuscire ad asciugare le tue lacrime questa volta ti lascio per sempre. Ho intrapreso un cammino difficile e tortuoso/ Ho incontrato molteplici difficoltà. Aimè sono stata depredata, violentata e torturata. Alle cui urla strazianti ti hanno obbligata ad assistere e viverle con me via telefono/ affinché impotente/ desolata e distrutta vendessi tutti i tuoi averi elemosinassi anche per strada. Tutto per riscattare la mia vita perché possa essere liberata e successivamente rivenduta ad altri trafficanti della morte. (Lacrima sul tuo volto, Bietelihem Berhane, Eritrea)
La prima associazione di profughi in Italia: “Freedom and Justice”, è nata a Bologna da una situazione simile, e rappresenta un'altra delle realtà legate all’Antologia, in cui la solidarietà umana ha vinto sull'ignoranza e il razzismo.  I giovani che la gestiscono sono scappati dalla guerra civile in Libia nel 2011.
… a casa ci voglio tornare, ma casa mia è la bocca di uno squalo/ casa mia è la canna di un fucile/ e a nessuno verrebbe di lasciare casa sua/ a meno che non sia stata lei a inseguirlo fino all’ultima sponda a meno che casa tua non ti abbia detto/ affretta il passo/ lasciati stare i tuoi stracci/ striscia nel deserto/ sguazza negli oceani/annega/ salvati/ fatti fame chiedi l’elemosina dimentica la tua dignità/ la tua sopravvivenza è più importante. (Casa Warsan Shire (Trad. di Pina Piccolo)
“Come il Titanic diario a fumetti di un affondamento”, Expris Comics (Il Girovago 2014 ),  è un altro progetto artistico che nasce dall’incontro dei profughi con il tessuto sociale italiano. La Graphic Novel riporta le esperienze vissute nei “Cantieri Meticci”, laboratorio teatrale che coinvolge europei, migranti, richiedenti asilo e rifugiati politici, ospiti delle strutture di accoglienza. “Piccoli miracoli di integrazione sociale” dice Lorenzo Cimmino, coordinatore del progetto e editore della Graphic Novel. Miracoli possibili grazie allo sguardo che si adotta su quel palco: quello del viaggiatore che si svincola da pensieri imposti, perché attraversa confini e volti di stranieri, fa esperienza con i vivi, non i corpi dei morti ripresi o fotografati. Tra i diari dell’affondamento c’è la storia di Antar Mohamed Marincola, autore di una delle poesie dell’antologia, nonché del romanzo Timira (Einaudi 2012), con Wu Ming 2.
Vengo da lontano, ma non so dove sto andando. Vengo da lontano senza sapere dove sto andando. Vengo da lontano e ho attraversato il mio paese crivellato. Vengo da lontano senza avere chiara una meta! Partii da una capitale in fiamme, che ha perduto lo Stato. Vengo da lontano senza meta e senza dove. Mio padre si è perduto in una guerra che ha tanta fame e tanta sete. Mia madre si è ritrovata sola in mezzo a tanti lamenti di infanti. Un giorno di tanti anni fa, fuggii dalla mia terra che beve sangue invece che acqua. Ho dimorato galere di tante città diverse, tutte sporche e abitate da pidocchi. Ho camminato nella sabbia rovente dei deserti, pensavo alla morte ma la vita mi voleva con sé. Vengo da lontano per trovarmi al mare senza saper nuotare, vengo da lontano, nonostante la barca ballasse tra le onde, i corpi gonfi hanno fatto la mia salvezza. (Il Druido di Dublino* Antar Mohamed Marincola)
Sotto il cielo di Lampedusa c’è passato anche Alfredo Bini, fotogiornalista che per due volte si è unito alle migliaia di africani che dall’Ovest dell’Africa partono alla volta della Libia per trovare lavoro o per tentare di raggiungere l’Europa. Con il suo reportage “Trasmigrazioni”, ha realizzato  un ritratto dell’epopea moderna della migrazione, che sostituisce l’immaginario del tentativo disperato che abbiamo tutti in  mente da questa parte dello stretto di Suez. Vediamo invece nuovi eroi, stipati in camion sgangherati, con i volti coperti per ripararsi della sabbia, che hanno assicurato i loro bagagli penzolanti legandoseli alla vita con corde di spago.
Quando salgono in uno di questi camion lasciano dietro tutto, come i solchi che tracciano le ruote avanzando nel deserto. Nel deserto non sanno se moriranno di sete e se, per esempio, troveranno lavoro in Burkina Faso, nelle piantagioni di canna da zucchero, per 60 centesimi a giornata. I migranti dell’Africa occidentale, che di solito partono dal Burkina Faso o dal Mali, rimangono spesso intrappolati a lavorare in Niger, Chad e Libia.
Tra quelli che riusciranno a sbarcare nella promessa Europa invece, molti finiranno per poco più a raccogliere pomodori nelle piantagioni del Sud Italia, altra nicchia di business per italiani che si nutre dell’immigrazione succhiando ogni risorsa disponibile a queste persone.
Gli africani sanno che il viaggio attraverserà anche Stati governati da piccoli tiranni che sopravvivono grazie ai loro combattenti. Uno dei volti del reportage è Camera, uomo di 33 anni laureato, rapito da una banda in Chad (al confine con la Libia, dove nel frattempo era arrivato). Con questi uomini Camera ha vissuto in stato di vera e propria schiavitù. Procurava l'acqua, curava l'orto, si occupava della cucina e del bucato. Ed è stato costretto a fare lo stesso, per mesi, per i militari nigerini.
Nemmeno le armi son da evocare: ne avete già viste troppe nei vostri paesi, spedite a casse dai nostri produttori di Stato. Sì uno Stato smemorato e baro che si spazza le suole insanguinate con il ripudio della guerra e, nel nome nostro anche di noi che siamo qui, esporta morte a buon mercato. E poi la patria: quale? Cos’è? È solo un mare di dune di sabbia senza confine prima di un altro mare di dune d’acqua senza approdi. (Quel maledetto metro d’acqua di Bartolomeo Bellanova)
Situazioni africane che nonostante anni di lampi mediatici su Lampedusa nessuno ha mai raccontato. Alfredo Bini dice che questi viaggi hanno un valore che gli verrà dato dalla storia, come successe per i flussi migratori nell’'800 e nel ‘900. Tutte queste persone ora parlano all’Italia di migrazione in modo diverso. Con l’impegno dell’arte e della poesia.
Eppure ogni notte/ prima di ogni partenza/ il buio s’accendeva di mille lune/ accoglieva il calore di sogni/ che fiorivano/ prima che le tenebre portassero nuove paure/ prima che/ altre navi/ annegassero altro futuro/ prima che/ i trafficanti/ portassero altra morte. (Fantasmi di mare, di Anna Albertano)