sabato 15 luglio 2017

"La bottega dell'artista" un racconto di Andrea Masotti


Un estratto del racconto La bottega dell'artista di Andrea Masotti pubblicato sul libro Brividi a Cena Misteri e Manicaretti dell'Appennino Bolognese Edizioni del Loggione


(...) L’Alfa blu si inerpicò sulla stretta curva che portava verso il comune montano. Il cielo era magico, del colore dello zaffiro, e il sole schiariva i faggi, i cerri e gli arbusti spogli trasferendo il mondo terrestre in un intrico di forme incise come una litografia.
Oltrepassarono un ponte su un fiume che rifletteva l’azzurro.
-          Ci pensa sempre qualcuno a rovinare il Paradiso – rifletté a voce alta il commissario Alberigi, girandosi verso Caleffi.
-          Commissario, stia attento che la strada è stretta – replicò l’agente, cambiando discorso.
Erano ormai prossimi al centro di San Benedetto Val di Sambro e si fermarono in una piazzetta cinta da una siepe di lauro. Tre uomini in piedi li attendevano davanti a un Bar Trattoria, al cui interno si era radunato apparentemente mezzo paese. Appena si avvicinarono trovarono le mani protese per un saluto.
-          Piacere, Prestigiacomo. Ho telefonato io stamattina – un omarino pallido stretto in un cappotto riciclato lo salutò timidamente.
-          Brutta sorpresa, eh? – rispose Alberigi.
-          Sì. Pensi che da queste parti non succede mai nulla a parte due sberle volate per una lite sul confine.
-          Quella volta ti avevo detto che non servivano i carabinieri – intervenne un secondo paesano.
-          Tu stai zitto che non capisci niente – sbottò Prestigiacomo – questi sono della Polizia, non sono carabinieri. Commissario, lo dovete scusare, non siamo abituati alla forza pubblica. È proprio lui, Sasdelli, che ha visto quella bruttura.
Don Rolando, malgrado l’età e gli acciacchi, li accolse subito volentieri. Conservava una parlantina affabile temprata da decenni di omelie e condita da un’ironia bonaria necessaria in quei luoghi sobri fino all’essenziale. Alberigi mise in luce le istantanee davanti al sacerdote che rimase composto.
-          Am’per al dievel – sbottò Prestigiacomo che l’accompagnava.
-          Già. L’espressione è quella – concordò il commissario.
-          Il diavolo è malvagio, ma anche disperato. Lontano da Dio – rispose don Rolando. La stessa disperazione che si legge nella lapide eretta per la tragedia dell’Italicus. Anche lì c’è la mano del diavolo. L’ha mai vista, dottore?
-          No. Non credo – rispose il commissario dopo aver riflettuto.
-          Vada alla stazione quando ha l’occasione. È anche un omaggio alle vittime.
-          Andiamo. È qui vicino. Grazie Don Rolando.
Rientrarono in auto e infine giunsero al piazzale lindo e ordinato di una stazione di montagna.
Al centro campeggiava un monumento in ferro. Dalle lamiere, come nere lingue di fiamma, salivano mani contorte che si aggrappavano ad altre lamiere. Era la stessa disperazione che i due poliziotti avevano letto un’ora prima sul corpo abbandonato nell’edificio in costruzione.
-          Don Rolando ha ragione – disse Caleffi, - sembra che il monumento abbia preso vita.
-          O che l’abbiano imitato. Sta arrivando il medico legale – tagliò corto Alberigi. 
Tre ore dopo il sacco che conteneva il corpo freddo e contratto dello sconosciuto partì verso l’Istituto di Anatomia Patologica di via Irnerio.(...)

  

Brividi a Cena Misteri e Manicaretti dell'Appennino Bolognese
 Dalla visione incantata dei fiabeschi saloni della Rocchetta Mattei ai fantasmi che infestano le antiche pievi, dalla dolce ninna nanna delle fronde degli alberi sul Monte Venere all’orrore di un delitto in riva alle fredde acque del lago di Suviana. Dai profumi delle distese di lavanda sui colli in primavera ai riti satanici di una setta improvvisata e criminale. 17 scrittori hanno giocato con il contrasto tra la dolcezza di un paesaggio che coinvolge i cinque sensi e gli intrighi del racconto giallo, ambientando sull’Appennino le loro storie misteriose e cariche di suspense.Ecco allora che un territorio affascinante e talvolta aspro, teatro della fioritura di grandi civiltà del passato ma anche di atroci tragedie della storia recente, diventa scenario e interprete stesso di vicende appassionanti che non mancheranno di coinvolgere il lettore tra boschi, laghi, antichi percorsi di viandanti e abbazie medievali.Con una avvertenza, però. Tutti questi colpi di scena, questi omicidi e la complessità delle indagini che vedranno coinvolti i protagonisti hanno un prevedibile effetto collaterale: mettono appetito. Perché l’Appennino bolognese è anche la culla di una cultura culinaria raffinata e millenaria. Ecco allora, tra un mistero e l’altro, che scoprirete ricette tipiche dell’Appennino Bolognese  da provare in cucina per permettere anche al gusto di soddisfare il piacere di una scoperta multisensoriale e di . assaporare il territorio.