martedì 19 aprile 2022

Lento ritorno, l’ultimo libro di poesie di Bruno Brunini. Nota di lettura di Giovanni Maurizi


 


In Lento ritorno (La Vita Felice, 2021), l'ultimo lavoro di Bruno Brunini, si sente il pathos per un tempo che è perduto, o si crede perduto, ma che continua a illuminare la vita di chi resta. In questa raccolta, emerge infatti il valore di una memoria ritrovata, che la poesia consente di ripercorrere con uno sguardo nuovo.

Ignorando l’idea lineare del tempo, tra eventi che segnano la nostra epoca e vicende personali che possono assumere una dimensione universale, luoghi, persone, periodi diversi della vita e della storia, si fondono nel presente, acquistando una risonanza diversa.

Nel fluire incessante di pensieri, di immagini, oltre alle figure del padre e della madre, c'è la presenza femminile, amata e quasi evocata dall’autore a sua difesa in un mondo divenuto inconoscibile.

Per il lettore poi sono importanti, a non perdere l'orientamento, i tanti toponimi che si riferiscono a Napoli, Punta Campanella, Santa Lucia, San Gaetano, salita San Raffaele, Procida, Torre Murata al Porto, per non dire del Vomero e di Posillipo.

Ma per Brunini il ritorno verso la propria vita è anche il tempo che permette la riflessione di un’identità mutata rispetto all’inafferrabilità dell’esistenza, come se la parola custodisse una sua impenetrabile cifra enigmatica.

Tra gli elementi più importanti di quest’intensa ricerca poetica, c’è la luce. Anche quando sembra oggetto di negazione: “Tra l'oscurità e il presente”, prevale invece quell’impasto di luce e ombra che fonda la nostra umana fragilità.

Ed è un topos ricorrente nei versi di Brunini, che spinge la poesia in una zona limite che non appartiene al corso abituale e ripetitivo del tempo, basti pensare al suo libro precedente “Ombra di vita”.

L'altro elemento fondamentale qui è l'acqua, con la sua forza analogica, in cui si intrecciano i flussi di vita e di morte dell’universo, quasi che si tratti di un principio materno e iniziale, ma onnicomprensivo e quindi anche finale.

Ma è tutta la raccolta ad essere fitta di simboli, ed è una continua tessitura che non lascia residui non poetici, in altri termini ci sono in essa esattezza e nitore. Ho scelto un poesia breve per esprimere meglio ciò che intendo: Talvolta appariva/sulla cima di un'onda/che bagna i tuoi pensieri,/mentre il martello batte/sui fianchi della roccia/la signora del mare/sfiora l'acqua,/soffia nella conchiglia/per risvegliare il vento,/stelle morte da secoli.

E nonostante la raccolta sia ripartita in sette parti, più una poesia introduttiva, si può leggere in continuità perché ha in sé una struttura che definirei poematica, con una lingua che s'accosta alla singola parola sempre in modo cauto e uniforme. E in fondo è proprio la ricerca linguistica che sottende i tanti pregi di questo volume che si impone come una singolarità nel paesaggio poetico contemporaneo.

 

Giovanni Maurizi